In allegato una sintesi e le schede regionali dell’ultimo rapporto ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sul consumo di suolo. Un fenomeno che purtroppo è in accelerazione nel nostro paese visto che nel 2024 si è verificato il consumo di suolo netto più alto dell’ultimo decennio. Si tratta per l’esattezza di 78 chilometri quadrati poiché a fronte di nuove superfici artificiali per quasi 84 chilometri quadrati (+16% rispetto al 2023) sono stati recuperati mediante interventi di ripristino e di rinaturalizzazione poco più di 5 chilometri quadrati. Questa tendenza al rialzo del consumo di suolo ha riguardato anche le aree a rischio di dissesto idrogeologico, sia quelle a pericolosità idraulica che quelle franose. In crescita anche il consumo di suolo nelle aree protette. L’impermeabilizzazione risulta sempre più accentuata lungo le fasce costiere e nelle pianure; particolarmente evidente è la crescita nelle aree a vocazione agricola vicino a quelle urbane ma al tempo stesso diminuisce anche la disponibilità di verde in città. Le coperture artificiali ammontano complessivamente a 21.500 chilometri quadrati pari al 7,17% del territorio italiano mentre in Europa la media è del 4,4%. In 15 regioni su 21 risulta ormai consumato più del 5% del territorio con valori record in Lombardia (12%), Veneto (11%) e Campania (10%). Nel 2024 il consumo di suolo è aumentato in particolar modo in Sardegna, Abruzzo, Lazio, Puglia ed Emilia-Romagna. Fra le province il record negativo appartiene a Monza e Brianza con oltre il 40% del territorio provinciale consumato; le province che hanno mostrato il maggiore consumo di suolo nel 2024 sono Viterbo, Sassari e Lecce. Ispra ricorda che <<le nuove normative europee offrono strumenti e obiettivi chiari, ma sarà fondamentale il coinvolgimento attivo di istituzioni, cittadini e imprese per invertire la rotta e garantire un futuro sostenibile al nostro Paese. In particolare, il regolamento europeo sul ripristino della natura impone l’azzeramento della perdita netta di aree verdi urbane entro il 2030 e il loro incremento dal 2031. L’azzeramento del consumo netto di suolo è un obiettivo necessario anche per il raggiungimento dei target previsti dall’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile, dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dal Piano per la Transizione Ecologica. Lo stop al consumo di suolo dovrebbe avvenire sia minimizzando gli interventi di artificializzazione, sia aumentando il ripristino naturale delle aree più compromesse, quali gli ambiti urbani e le coste, ed è considerato una misura chiave anche per l’adattamento agli eventi estremi. Arrestare il consumo di suolo nel nostro Paese permetterebbe, in definitiva, di fornire un contributo fondamentale per affrontare le grandi sfide poste dai cambiamenti climatici, dal dissesto idrogeologico, dall’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, dal diffuso degrado del territorio, del paesaggio e dell’ecosistema, dalla perdita di biodiversità.>>

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