In allegato l’ultimo rapporto Caritas sulla povertà in Italia e riferito a 277.775 nuclei familiari che sono stati presi in carico nel 2024 dai centri di ascolto e dalla rete dei servizi Caritas. Fra tutti questi casi oltre un quarto (26,7%) vive in una condizione di disagio stabile e prolungato vale a dire di povertà cronica. Particolarmente significativo è che il numero delle persone che si sono rivolte alla Caritas lo scorso anno è cresciuto del 62,6% rispetto a dieci anni fa e che i territori dove si registra l’aumento maggiore delle richieste di aiuto sono il Nord Italia (+77%) ed il Sud (+64,7%). Altrettanto significativo è che il 56,2 % dei casi trattati nel 2024 riguardava cittadini stranieri. Peraltro gli immigrati risultavano prevalentemente coniugati (52,8%) mentre tra gli italiani la situazione appariva molto più frammentata: il 31,9% risultava celibe o nubile, il 29% coniugato e il 23,8% separato o divorziati e quindi vi è una correlazione significativa, nel caso degli italiani, tra la condizione di povertà e situazioni di fragilità familiari (Tab. 8 – pag.18). Un altro dato eloquente è che circa il 53% degli italiani che l’anno scorso si sono rivolti alla Caritas aveva già compiuto i 55 anni mentre oltre il 56% degli stranieri non aveva ancora compiuto i 44 anni. Viene anche riportato che <<sebbene le statistiche ufficiali mostrino una situazione in cui gli anziani risultano meno colpiti dalla povertà rispetto alle fasce più giovani della popolazione, i dati raccolti dalla rete Caritas evidenziano una costante crescita della componente anziana tra le richieste di aiuto. Se nel 2015, infatti, gli over 65 rappresentavano appena il 7,7% oggi la loro incidenza è praticamente raddoppiata raggiungendo il 14,3% (il 24,3% tra gli italiani)>>. Fra le cause di fragilità (si veda la tabella 17 a pagina 30) spicca la povertà economica (78,5% dei casi) seguita dai problemi di occupazione (44,9%) e dai problemi abitativi. Per quanto riguarda il lavoro il rapporto evidenzia che rispetto al passato le fragilità non sono più così strettamente legate alla disoccupazione e risultano ora ascrivibili in misura crescente alla diffusione del lavoro povero; infatti i disoccupati, che nel 2007 corrispondevano a due terzi dei casi, nel 2024 sono scesi sotto la soglia del 50% mentre fra gli occupati si è passati dal 15% al 23%. Rispetto invece alla salute viene osservato che oltre il 15% delle famiglie che si sono rivolte alla Caritas vive una condizione di vulnerabilità sotto il profilo sanitario Invece i problemi abitativi sono emersi per circa un terzo delle persone che sono state ascoltate e più esattamente in circa il 23% dei casi sono stati rilevati problemi abitativi gravi mentre nel 10% dei casi si è trattato di persone con difficoltà nella gestione dell’abitazione e che hanno richiesto aiuti economici per il pagamento di canoni, bollette piuttosto che per l’acquisto di mobili o di altri beni essenziali legati all’abitare. Tra le persone con una dimora stabile e che si sono rivolte alla Caritas vi è una netta prevalenza di quelli in affitto da privati (il 51,9% che però nel caso specifico degli stranieri riguarda il 65,9%), seguono gli assegnatari di alloggio ERP (21,3% e che in 3 casi su 4 sono italiani) e i proprietari (13,5% e con una proporzione di 4 a 1 fra italiani e stranieri). Come riportato nella tabella 13 a pagina 25 fra i casi di grave esclusione abitativa la categoria più numerosa è quella dei senza tetto, seguita da quella dei senza casa (persone che vivono in centri di accoglienza, in alloggi temporanei, in attesa di essere dimessi da ospedali, carceri, …) e da chi vive in alloggi insicuri (ospitalità temporanea da parenti e amici, alloggi occupati abusivamente); i casi di sistemazioni inadeguate (roulotte, edifici non a norma dal punto di vista edilizio, case abbandonate) sono invece decisamente meno frequenti.
Rapporto Caritas 2025 sulla povertà in Italia